Da un’annetto – più o meno - sta conoscendo un discreta popolarità un allenamento che si chiama “Tabata System”.
È roba vecchiotta, anche se si tenta di spacciarlo per un metodo recente. Lo studio risale infatti al 1996 ed è stato condotto dal medico giapponese Izumi Tabata.
L’allenamento consiste in una particolare forma di interval training, che dura solamente 4 minuti, che alternano 20” di esercizio ad altissima intensità e 10” di recupero. Il dottor Tabata ha rilevato che tale metodica aumenta il Vo2 max (che sarebbe la capacità dei muscoli di utilizzare l’ossigeno trasportato dal sangue) migliorando sia la capacità aerobica che quella anerobica.
La conclusione è stata tratta mettendo a confronto due gruppi di atleti per sei settimane, con due differenti metodiche di allenamento sulla bike: un gruppo praticava seguiva un tipo di training lineare, senza cambiamenti di ritmo, a velocità medio/alta, per un’ora ogni seduta; l’altro eseguiva delle stimolazioni di 20” per otto volte, a ritmo altissimo.
Visto il risultato – cioè l’incremento del Vo2 max – si è pensato che il metodo servisse ad accelerare il processo di dimagrimento e a migliorare le prestazioni.
Ora, la mia opinione.
Effettivamente si parla spesso di Tabata System, ma sono veramente pochi a praticarlo. Innanzitutto perché se da una parte potrebbe risultare motivante perché dura poco, dall’altra risulta poco stimolante per lo stesso motivo. Un atleta esperto non apprezza il fatto di allenarsi per così poco (il protocollo prevede che lo si esegua per 5 volte alla settimana, con un riscaldamento e un defaticamento, una seduta dura comunque non più di 15 minuti), mentre un normale utente dei fitness club trova eccessivamente faticosi gli intervalli ad alta intensità.
Inoltre, ho notato che la maggioranza di chi prova a praticarlo, non esegue l’intervallo di 20” con sufficiente intensità. Il Tabata, perché sia tale, deve produrre un livello tale di fatica da indurre quasi il vomito, così come affermano influenti allenatori americani, come Mike Robertson.
Infine, non sono davvero convinto che il metodo sia così efficace, se dal 1996 non è stato utilizzato dai professionisti dello sport. O perlomeno qualcuno ci avrà provato, ma senza risultati degni di nota.
Pubblico comunque l’abstract dello studio originale, in inglese, certo che a qualcuno possa interessare.
This study consists of two training experiments using a mechanically braked cycle ergometer. First, the effect of 6 wk of moderate-intensity endurance training (intensity: 70% of maximal oxygen uptake (VO2max), 60 min.d-1, 5 d.wk-1) on the anaerobic capacity (the maximal accumulated oxygen deficit) and VO2max was evaluated. After the training, the anaerobic capacity did not increase significantly (P > 0.10), while VO2max increased from 53 +/- 5 ml.kg-1 min-1 to 58 +/- 3 ml.kg-1.min-1 (P < 0.01) (mean +/- SD). Second, to quantify the effect of high-intensity intermittent training on energy release, seven subjects performed an intermittent training exercise 5 d.wk-1 for 6 wk. The exhaustive intermittent training consisted of seven to eight sets of 20-s exercise at an intensity of about 170% of VO2max with a 10-s rest between each bout. After the training period, VO2max increased by 7 ml.kg-1.min-1, while the anaerobic capacity increased by 28%. In conclusion, this study showed that moderate-intensity aerobic training that improves the maximal aerobic power does not change anaerobic capacity and that adequate high-intensity intermittent training may improve both anaerobic and aerobic energy supplying systems significantly, probably through imposing intensive stimuli on both systems.