venerdì 29 luglio 2011

Bibite e ripristino idrosalino



Succede, a volte, che si sappia quanto occorra bere ogni giorno ma poi si è all’oscuro di quanta acqua il nostro organismo riesca effettivamente a utilizzare.

Due parole su “dove” viene assorbita l’acqua: l’acqua confluisce nel torrente sanguigno e ai nostri tessuti attraverso l’intestino tenue. In questo tratto, assieme all’acqua, vengono assorbiti anche minerali e vitamine.
La quantità di acqua che realisticamente il nostro organismo può utilizzare nell’unità di tempo è limitata, e anche in una situazione di sete il liquido che deve essere assunto è di circa 250 ml ogni 15 minuti. Poco più di un litrozzo all’ora, ma bevuto in dosi saggiamente misurate.
Vi berreste due litri di acqua dopo un set a beach volley giocato sotto il sole? Lo so bene, ma qui entrano in gioco anche i recettori della sazietà, che tardano ad attivarsi. Quindi si è portati a bere come dei cammelli sovraccaricando lo stomaco e dando lavoro ai reni, il cui compito è quello di regolare la quantità di acqua e di sodio presente nell’organismo. Così, per permettere un normale svuotamento gastrico dei liquidi, affinché transiti nell’intestino, la quantità di liquidi fisiologicamente corretta da assumere è quella citata.
Ma se la quantità è di circa un quarto di litro ogni 15 minuti, che concentrazione di zuccheri deve avere il liquido che si beve durante e dopo la prestazione?
Le bevande che contengono molti zuccheri – quelle che si chiamano ipertoniche - vanno giù che è un piacere ma creano un problema: fluiscono lentamente dallo stomaco all’intestino e quando ci arrivano richiamano acqua dell’organismo per diluirne la concentrazione, causando così – paradossalmente – disidratazione.
Le bevande isotoniche hanno una concentrazione di sali e zuccheri del tutto simile a quella del plasma (“iso” significa uguale), vengono assorbite più velocemente delle precedenti e sono quelle che garantiscono i maggiori vantaggi nel ripristino dei liquidi e dei sali. Transitano con buona velocità dallo stomaco all’intestino e garantiscono sia buona idratazione che ripristino dei sali persi nella prestazione. Infine esistono le bevande ipotoniche, come l’acqua, il cui ricorso per mantenere l’idratazione è corretto ma presenta questo problema: sopperisce solo temporaneamente alla disidratazione perché è eliminata in tempi brevi causando una diminuzione dei sali intra ed extracellulari. Per intenderci: passa rapidamente dallo stomaco all’intestino, qui viene assorbita molto velocemente ma altrettanto velocemente è eliminata, creando così ancora una volta le condizioni di bassa idratazione. Però intendiamoci: sto parlando di prestazioni fisiche impegnative.
Così, per un corretto equilibrio idrosalino è meglio assumere bevande che contengano un po’ di glucosio (la bevanda deve essere vagamente dolce) con un contenuto di sodio. Il binomio glucosio/sodio favorisce l’assorbimento dell’acqua.
Infine: a quale temperatura deve essere ingerito il liquido? Deve essere di circa 15°, per non creare crampi allo stomaco e per produrre uno svuotamento gastrico sufficientemente veloce. Si sappia che più è bassa la temperatura del liquido più veloce è lo svuotamento gastrico (il dottor Arcelli per gli sportivi consiglia addirittura bevande a 4°), ma l’eccessiva velocità può creare disturbi gastrointestinali.
Per chiudere: sappiate che le bibite in commercio, comprese quelle che promettono il ripristino idrosalino, sono quasi tutte ipertoniche.

mercoledì 27 luglio 2011

Osteoporosi e osteopenia


La salute delle ossa sia la benvenuta. Non solo quella dei muscoli, quindi.
Spesso, nel mondo professionale del benessere si tende infatti a focalizzare l’attenzione sulla forza e sull’efficienza cardiovascolare, mentre ci si dimentica un po’ dello scheletro.
La demineralizzazione delle ossa non deve invece essere trascurata: in una donna già dopo i quarant’anni è bene eseguire dei controlli e comunque non ci si dimentichi – nemmeno da parte dei maschi, che devono preoccuparsi qualche anno dopo – che alimentazione ed esercizio fisico garantiscono un serio riparo alla perdita di massa ossea.
Tale processo – la perdita di massa ossea, intendo – non deve essere per forza osteoporosi, perché esistono degli stadi che la anticipano, che risultano meno gravi ma che sono comunque predittivi.
Intanto occorre dire che la densità ossea si valuta attraverso alcune tecniche di rilevazione, come la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) oppure con la TAC (occorre dire che significa Tomografia Assiale Computerizzata?). Le tecniche sono comunque simili, in quanto si utilizza un fascio di radiazioni per ottenere un risultato, un risultato che dà un valore espresso in T score.
Questa è la tabella di riferimento:

> - 1:                                             densità normale
- 1 e - 2.5:                                     osteopenia
< - 2.5:                                          osteoporosi
< - 2.5  con fratture patologiche:   osteoporosi grave

Cos’è l’osteopenia? E’ una riduzione della massa ossea significativa, ma non ancora osteoporosi, condizione delle ossa – quest’ultima – che non è considerata una patologia ma una “non malattia”, come sostiene il British Medical Journal.
Ma la questione sostanziale è il “come” affrontare la demineralizzazione. In ambito farmacologico si interviene con terapie ormonali e con soluzioni varie ed eventuali, ma preferisco sempre e comunque evitare medicine fino a che non sia strettamente necessario.


Qualche consiglio, allora:
-       Mangiare meno carne, perché l’assunzione eccessiva di carne acidifica l’organismo che deve ricorrere a sistemi tampone, per neutralizzarlo. Allora come reagisce? “Smonta” i carbonati presenti nelle ossa indebolendole. I carbonati neutralizzano l’acidità ma le ossa diventano più fragili. Ovviamente mi riferisco a uso continuo ed eccessivo di carne.
-       Fare attività che eserciti gravità sulle ossa. E mi spiego meglio: le ossa si adattano a stress così come fanno i muscoli, anche se in maniera meno evidente. Se si solleva un bilanciere o comunque un carico, le ossa si adattano e si irrobustiscono. Se non si sottopongono le ossa a carichi, queste diventano fragili. Un sollevatore di pesi ha una densità ossea straordinaria, mentre un nuotatore (che si muove in un ambiente che diminuisce la gravità), evidenzia spesso fragilità delle ossa.
La morale allora diventa: meno carne (e più vegetali) e più esercizi con i pesi.






sabato 23 luglio 2011

Se l'alimento è Ogm, deve essere indicato sull'etichetta!


Mettiamola così: ogni tanto assistiamo all’approvazione di leggi che non insultano il buon senso comune.
Si parla di nutrizione. O meglio di etichette sui prodotti alimentari. È da un po’ di tempo che seguo la faccenda della tracciabilità degli alimenti e delle indicazioni che possano essere chiare a tutti i consumatori, ma mi trovo sempre di fronte a delle assurdità clamorose. Per dirne una: perché non posso sapere esattamente da dove proviene il cibo che sto per mangiare?
Però a volte ci si consola. Qualche giorno fa è stata approvata la legge che obbliga l’indicazione di cibo Ogm in etichetta.
Pubblico pari pari l’articolo pubblicato da “Help consumatori”, doverosamente corredato di link: http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=33530
Eccolo:

Ok all'indicazione in etichetta per i prodotti che contengono Ogm in tutto il mondo. La Codex Alimentarius Commission, un gruppo di più di cento agenzie per la sicurezza alimentare creata nel 1963 dalla Fao e dall'Organizzazione mondiale della sanità, ha approvato le nuove norme dopo anni di dibattito. Durante il summit che si è tenuto questa settimana a Ginevra, si è concordato che uno stato nazionale può scegliere volontariamente di indicare la presenza di Organismi geneticamente modificati in etichetta per i prodotti venduti all'interno dei propri confini. La novità sta soprattutto nel fatto che così facendo non si andrà incontro a nessun provvedimento legale dal parte dell'Organizzazione mondiale del commercio per "motivi di concorrenza commerciale".
Gli Stati Uniti hanno sollevato il loro veto. A sorpresa gli Stati Uniti, storicamente contrari a queste etichette, hanno dato il via libera all'accordo. Tra gli altri Paesi soliti ad opporsi a queste informazioni troviamo Canada, Messico, Argentina, Costa Rica e Australia.
Prevedibili le ripercussioni sul commercio mondiale. In Canada, il 70 per cento circa di cibo venduto include ingredienti geneticamente modificati soprattutto per quanto riguarda le colture di mais, soia e canola, e fino adesso non c'era alcuna indicazione. In Perù nell'Aprile 2010 è stata resa obbligatoria l'indicazione in etichetta degli Ogm dal nuovo Codice del Consumo, ma questa decisione aveva fatto ventilare un intervento dell'Omc. Ecco che la nuova norma approvata Codex Alimentarius Commission cancella questo pericolo.

In Europa possono essere coltivati oggi solo due tipi di prodotti Ogm: la prima tipologia di mais (MON810) autorizzata nel 1998 e la seconda, la cosiddetta "patata Amflora", nel marzo 2010 ma solo per uso industriale. Più di 10 altri prodotti Ogm hanno già iniziato la procedura d'autorizzazione Ue. Gli stati membri possono solamente porre restrizioni circostanziate alla coltivazione Ogm all'interno dei propri confini, dal momento che le licenze Ue rilasciate sono valide in tutti i 27 Paesi membri. La presenza di Ogm nei prodotti finali deve essere indicata in etichetta.

mercoledì 20 luglio 2011

I bambini sono oggi meno forti di 10 anni fa



I bambini di oggi hanno meno muscoli (e quindi minor forza) rispetto a quelli di 10 anni fa e, azzardo io,  ancora meno rispetto a quelli di 30 anni fa. Ma la colpa ovviamente non è la loro, ma del mondo in cui vivono. Quindi la colpa è di tutti. La mia infanzia è fatta di giochi nei campi, di ginocchia sbucciate e di gare inventate. Tutto questo ha contribuito a rendermi più coordinato e più incline a fidarmi dei miei muscoli. Oggi, la “generazione divano”, come viene definita quelli dei bambini, è floscia, grassa e con una volontà debole.
Lo studio sui bambini ipotonici è apparsa su Acta Paediatica e rivela – come detto – che i bambini di oggi sono meno forti di quelli di 10 anni fa: più grasso e meno muscoli.
L’osservazione è stata compiuta in Gran Bretagna. Per andare sullo specifico, è stata condotta all’Università dell’Essex, da tal Gavin Sandercock.
Sembra che in 10 anni la forza delle mani (ma probabilmente anche quella degli avambracci), quella forza insomma che serve per reggersi sui rami degli alberi, sia diminuita del 7%. Meno 26% invece la forza delle braccia (il test era quello di mantenersi appeso a una sbarra con le braccia piegate) e un calo del 27% nella forza degli addominali. Tutto questo in soli 10 anni.
E pensare che fino agli anni ’80, nei paesi economicamente avanzati, la forza dei bambini incrementava. Poi, il declino. La colpa? Bè, è facile arrivarci: televisione, computer, mancanza di spazi all’aperto nelle città, minor socializzazione tra i bambini. Ma tra le colpe ci mettiamo anche l’indolenza dei genitori, che non sono capaci di stimolare i propri figli. Anzi, li preferiscono sedati e calmi così non rompono le scatole.
Ma se questi sono i dati britannici, non si può dire che in Italia siamo messi meglio. Dati CONI Istat rivelano che i bambini italiani sono ingrassati paurosamente anche se sono moltissimi i bambini che praticano sport. Ma la differenza rispetto al passato è questa: una volta si faceva attività fisica tutti i giorni attraverso i giochi nel cortile o nel campetto, oggi si aspettano solamente quelle due volte in cui si va a fare nuoto o calcio.
A questo aggiungete una pessima alimentazione fatta di snack e merendine e l’infelicità dei vostri figli è completata.
D’altra parte, il progresso vuole le sue vittime…

sabato 9 luglio 2011

Idratarsi va bene ma….



L’argomento idratazione viene dissotterrato quasi sempre in estate, quando si suda e ci si accorge che occorre fare i conti col bilancio idrico dell’organismo.
Così si ripete la stessa cose: bisogna bere tanto perché fa bene.
Che occorra bere è fuori discussione, è il “bere tanto” che mi lascia qualche perplessità. Io, come tutti, ho sempre creduto all’assioma della idratazione continua senza limiti, tanto che consideravo normali quelle persone – donne, in maggioranza – che si portano la bottiglia di acqua minerale nella borsa per bere ogni volta che se ne presenta l’occasione.
Al di là del fatto che occorrerebbe bere più acqua del rubinetto – ma questo è un altro discorso – ritengo saggio spostare l’obiettivo dal “bere tanto” al “bere la giusta quantità”.
L’organismo accetta infatti solo i liquidi di cui ha bisogno, perché di quelli in eccesso non se ne fa niente, anzi, spesso causano un sovraccarico renale e alcune volte addirittura ritenzione idrica.
Quanto occorre bere, quindi, ogni giorno? Tanto quanto serve per bilanciare le perdite, così da mantenere un equilibrio tra apporto e cessione. In condizioni normali di metabolismo, infatti, ogni 24 ore vengono sostituiti dai 2 ai 2,5 litri di liquidi. Il bilancio deve risultare in pareggio, con qualche piccola tolleranza.
Lo stimolo della sete è gestito da una zona dell’ipotalamo che controlla i livelli di liquidi intracellulari. Se i liquidi diminuiscono, l’ipofisi attiva la sensazione della sete e stimola la secrezione dell’ormone antidiuretico (si chiama anche vasopressina), che riduce l’eliminazione renale di acqua. In caso scarsa idratazione, la vostra pipì sarà senz’altro scura, proprio per effetto dell’ormone antidiuretico che ha evitato di cedere troppi liquidi.
Quindi, quanta acqua bisogna bere? In condizioni normali, è sufficiente 1,5 al giorno, perché il resto viene introdotto con la dieta, e non pensate solo alla frutta e alla verdura perché anche tutti gli altri alimenti contengono acqua.
L’importante è che l’introduzione sia distribuita nell’arco della giornata.
Le cose cambiano quando si pratica sport. Se si suda molto, quindi se si corre, si pedala, si fa ginnastica aerobica…allora è necessario introdurre almeno 250/300 cc di acqua ogni mezz’ora. È la quantità che il vostro organismo riesce a metabolizzare.

mercoledì 6 luglio 2011

Quanti sono gli sportivi italiani? (nel senso di praticanti...)


 Diamo i numeri. Nel senso buono, se possibile. E i numeri in questione si riferiscono ai praticanti dello sport e del fitness, in Italia. Prima di snocciolare i dati del CONI e Istat, premetto che nutro sempre un po’ di diffidenza riguardo a queste ricerche, in quanto difficilmente gli lstituti che le compiono informano su quale campione sono state effettuate. Ovvero, quante telefonate sono state fatte o quanti questionari sono stati compilati.Comunque. Gli ultimi dati, che sono stati presentati in maggio e si riferiscono al 2010, ci raccontano che la quota sedentari si è ridotta del 2,3% e per la prima volta dopo 10 anni torna al di sotto del 40%, attestandosi al 38,3%. Ovvero: al supermercato contate dieci persone, considerando che quasi quattro di loro sono inattivi. Ma secondo me sono un po’ di più. Occorre sapere, prima di prendere delle posizioni, cosa si intende per inattività (o attività se preferite). Uscire tutti i giorni per far fare la pipì al cane fa dall’accompagnatore un soggetto fisicamente attivo?Petrucci, il presidente del CONI, si rallegra contando gli italiani sportivi, che sarebbero 58,3 milioni. Ma io che sono un atleta master di atletica leggera, come mai in pista incontro sempre i soliti (pochi) da tempo immemorabile? E come mai nei fitness club – che comunque conosco bene - non si riesce a registrare un deciso aumento delle iscrizioni? Il mio sospetto è che venga tenuto nel conto anche quelli che si fanno una passeggiata in bicicletta nel parco. Azione encomiabile, ma che non basta a dichiararsi sportivo.Sviscerando un po’ più i dati Istat: la popolazione sportiva nazionale si divide in 4 categorie: il 22,8% pratica attività fisica con continuità, il 10,2% lo fa saltuariamente, il 28,2% si limita a qualche attività e il 38,3% è completamente sedentario.La popolazione sportiva, in maggioranza maschile (127 donne inattive ogni 100 uomini), aumenta con il contributo determinante delle federazioni sportive: in totale, i tesserati dei club sono oltre 4.391.000 secondo i dati riferiti al 2009. Le federazioni, in particolare, fanno registrare un incremento del 4,6 dei tesseramenti rispetto al 2008, quando si sono svolte le Olimpiadi di Pechino.Ed effettivamente, le Olimpiadi sono sempre state un bel traino all’attività fisica.Comunque,il calcio si conferma lo sport più praticato (1.125.440 atleti, il 26,9% del totale). seguono la pallavolo (327.000, 7,8%) e la pallacanestro (322.000, 7,7%). Quarta e quinta posizione per tennis (5,8%) e pesca sportiva-attività subacquee (5,5%). E il fitness? Il numero dei frequentatori delle palestre è inafferrabile, perché non esiste un tesseramento come nelle federazioni ufficiali, e occorre fidarsi un po’ del conteggio approssimativo e un po’ meno dei numeri istituzionali, che a volte sparano numeri eccessivi. Nella realtà, è più facile che i praticanti più o meno assidui di aerobica e body building siano sui due milioni e mezzo. Non pochi, tutto sommato. The market must go on…