domenica 18 settembre 2011

Sacche di sabbia e acqua per l'allenamento



Nel ricco armamentario utilizzato nel training funzionale, che ricordo essere l’allenamento di maggior successo nel campo del fitness, occupa un ruolo di significativa importanza il sandbag, ovvero, la sacca riempita di sabbia che viene sollevata come carico.
Il sandbag utilizzato sotto la supervisione di un personal trainer
Naturalmente anche il sandbag è un po’ di tempo che esiste, ma doveva attendere questi anni d’oro del training funzionale per essere riscoperta.
La sacca piena di sabbia è un’idea vecchia e personalmente, devo dire che negli anni settanta quando ero un atleta, la usavo sotto forma di pneumatico riempito di rena della spiaggia. Cosa che mi capita a volte anche oggi quando mi prendo cura della preparazione fisica degli sportivi agonisti, quando non c’è nient’altro. Ma non sono certo io lo schizzinoso.
Il bulgarian bag
Il mercato ha comunque dato una veste più elegante a questo oggetto da allenamento dove, a seconda della azienda produttrice, è diventato Energy Bag, Power Bag e non so cos’altro. In realtà, per via diretta il mio vecchio pneumatico riempito di sabbia è diventato il Bulgarian Bag, “inventato” nel 2005 da Ivan Ivanov (ma non sembra un nome finto?), un atleta olimpico bulgaro di lotta greco-romana, che lo usava per i suoi allenamenti. Poi, durante un periodo trascorso negli USA, amici lo hanno aiutato a fiutare il business e così ha creato la International Bulgarian Bag Confederation, con un messaggio non più rivolto gli atleti ma ai praticanti di fitness, così da poter guadagnare un po’ di più.

Le sacche di sabbia subentrano in un contesto più commerciale, perché sono più compatte, più carine e possono essere sistemate meglio alle pareti delle palestre.
I contenitori di sabbia stanno così vivendo un momento di fortuna.
È un allenamento valido? Certo che si, e l’unica mia perplessità risiede nel fatto che un intero allenamento fatto con una Power o una Bulgarian Bag può diventare noioso e quindi poco efficace.
L’attrezzo è ottimo se lo si inserisce in un contesto più vario, che comprenda altri accessori per l’allenamento.
Infatti, gli esercizi (quelli veri intendo) praticabili non sono molti: si possono fare delle accosciate, dei power clean, delle distensioni e qualcos’altro, ma poco. Rido di gusto quando, per necessità commerciali, si inventano una sequela di esercizi dove l’aspetto creativo e artistico prevale su quello pratico.
Questo non toglie che io usi e faccia usare le sacche per i balzi, per gli affondi e altri movimenti che danno il corretto stimolo allenante.
Le sandbag hanno subito dato alla luce un figlio: il Waterbag, dove al posto della sabbia c’è l’acqua. La differenza? L’acqua, muovendosi, crea una fortissima destabilizzazione, aumentando l’intensità della risposta muscolare.
Il waterbag, modello Xenios
Ce ne sono di diversi modelli: lunghi tre metri dove l’acqua crea si muove molto, creando forti difficoltà di stabilità e più corte (la maggioranza dei modelli) dove si arriva a introdurre anche una ventina di litri d’acqua. Un modello si chiama Flow Bag (lo cito perché il nome l’ho appioppato io) e lo produce la Sidea di Cesena. 

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