lunedì 27 giugno 2011

Dolore cervicale? Forse state troppo seduti

Il dolore cervicale è piuttosto comune. Ma comune a chi? Quasi sempre la popolazione che ne soffre condivide il fatto che pratica un lavoro che li costringe a rimanere seduti e conduce una vita che li porta ad avere un affanno che, anche se piccolo, obbliga a una respirazione corta e frequente.


La respirazione corta, perciò, che è quella un po’ affannosa, è una delle concause del dolore al tratto cervicale: i muscoli attorno al collo si irrigidiscono e non gli permettono di ruotare correttamente, causando una ipofunzione articolare.
In altre parole: i muscoli attorno al collo fanno male perché sono rigidi, mentre il tratto cervicale del rachide è un po’ compresso perché non possiede più la sua naturale articolarità e a sua volta crea dolore.
Inoltre si pensi alla cattiva postura. Sono ormai molti anni che, personalmente, cerco di insegnare alle persone come si sta correttamente seduti: appoggiati sugli ischi, il tratto lombare in posizione neutra (cioè con quella leggera lordosi fisiologica) e la colonna vertebrale estesa. Tratto cervicale compreso.
Osservate invece la vostra posizione dopo quindici minuti dal momento in cui vi siete seduti. Siete appoggiati sul sacro e il collo è innaturalmente proteso in avanti, con le spalle un po’ insaccate.
Questa posizione allunga in maniera esagerata (e quindi scorretta) il muscolo erettore del collo e contrae il tratto anteriore del muscolo sternocleidomastoideo, ossia quei due cordoni muscolari che avvertite ai lati del collo. Le spalle insaccate contraggono i trapezi. A lungo andare vi beccate un bel dolore al tratto cervicale, che a volte può essere dovuto solo alla grande tensione muscolare.

Ma passiamo alle possibili soluzioni, per chi ha questo problema:
a)   Imparate a respirare con la pancia, ovvero: quando inspirate gonfiate l’addome e non il torace. Questo impedirà ai muscoli attorno al collo di contrarsi in maniera eccessiva. Compresi i muscoli trapezi, i fasci alti, quelli che sono tradizionalmente induriti.
b)    Fate questo esercizio: appoggiate la schiena al muro con i talloni alla distanza di circa 50 cm. dalla parete, con le ginocchia appena piegate. Appoggiate l’occipite (cioè la parte posteriore della testa) al muro premendo un po’. Nello stesso tempo cercate di avvicinare il mento allo sterno, con discreta forza. Questo movimento estenderà il tratto cervicale, detensionandolo.
c)     Altro esercizio: avvicinate l’orecchio alla spalla. Ma non pensate tanto a quello, quanto all’altro, che dovreste immaginare in volo verso il soffitto. Ruotate allo stesso tempo il capo leggermente verso l’alto. Ma non troppo.



Sono rimedi semplici, ma spesso apportatori di grandi risultati. Abbiate pazienza e fatelo tutti i giorni, già da ora…

mercoledì 22 giugno 2011

Novità del fitness: il Tbow


Da qualche anno, nel fitness, dobbiamo accontentarci di accogliere piccole novità. Nel senso che per il momento le novità sono costituite di piccoli attrezzi, in quanto la minor disponibilità di denaro non consente la diffusione di oggetti dal costo alto. Fino a qualche tempo fa si acquistavano bici da spinning senza farsi pregare troppo o set di attrezzature cardiofitness che richiedevano un investimento di decine di migliaia di euro. Oggi c’è molta più attenzione e le spese per l’innovazione del servizio si fanno stanziando cifre modeste.
Così l’industria propone piccoli attrezzi. Costo moderato, possibilità di creare protocolli di lezione che diano il senso della novità e facile stoccaggio alle pareti della sala fitness, pareti che ormai sono ingombre di oggetti.

Una delle ultime proposte è il Tbow. Una sorta di step ricurvo che può essere utilizzato sia nella parte concava che convessa. Nasce per lo più per la tonificazione, ma ovviamente ognuno ne fa l’uso che crede. L’idea nasce in Svizzera, da Viktor Denoth, ex sciatore di fondo, coadiuvato dalla moglie, che insegna sport all’Università di Zurigo. Il Tbw pesa tre chili e mezzo, è un oggetto carino e costa qualcosa attorno ai 150 euro, che non è poco, ma sospetto che tra poco il prezzo si attesterà sui 100 euro. Dispone di elastici che vanno fissati a dei supporti, per creare alternative allenanti.
Simpatico e colorato, sta per essere introdotto in alcuni paesi europei. Non è male. Si è visto di peggio…

giovedì 16 giugno 2011

Escherichia Coli e hamburger


L’Escherichia Coli ha colpito ancora. Questa volta sotto forma di hamburger. Nessun allarmismo per carità, perché magari si scopre che non era E Coli ma un altro tipo di tossiffezione. Una certezza però: le carni degli animali cresciuti negli allevamenti intensivi non sono affatto sane, e non per colpa dell’animale ma dell’uomo. Non è escluso quindi che trasmettano il batterio più famoso delle ultime settimane.


Ma tracciamo un breve profilo del batterio E Coli, del quale si sa che abita nell’intestino degli animali (ma anche dell’uomo) e che praticamente tutti i suoi 171 sierotipi (che vorrebbe dire le sottospecie) non sono letali.
A parte il 104, quello trovato un po’ qua e un po’ là, dai cetrioli ai germogli di soia. Il problema, si intuisce ormai bene, risiede nel fatto che la E Coli può trovarsi nelle carni e negli escrementi e di conseguenza in tutti i posti in cui finiscono gli escrementi, che non sono pochi, comprese le piantagioni.
Il ceppo tedesco, quello incriminato, è stato studiato dagli scienziati cinesi del Genomics Institute di Pechino, i quali affermano che <la variante è nuova, estremamente contagiosa e tossica> e con geni che la rendono <resistente ad alcune classi di antibiotici>.
Il Centro Europeo di Prevenzione delle Malattie (il ECDC, di Stoccolma) ha confermato che si tratta di un ceppo raro di batterio, che tecnicamente è classificato come: 0104:H4, Stx2-positive, eae-negativo, hly-negativo, ESBL, aat, aggR, aap.
Le cause della contaminazione sono ancora allo studio, quindi niente psicosi e false notizie. Si sa solo che fino ad oggi solo una donna coreana, nel 2005, riportava gli stessi sintomi di E Coli, che è comunque un ceppo altamente tossico e infettivo. Termino con le solite raccomandazioni: lavarsi le mani ripetutamente, cuocere bene la carne (anzi, se non ne mangiate affatto è ancora meglio per la vostra salute) e bollire le verdure.

giovedì 9 giugno 2011

Produrre energia pedalando....

Credo che sia da quando è scoppiata la moda dello spinning, che ci si interroga su come convogliare e raccogliere tutta quella energia spesa spingendo sui pedali.

una bike può produrre fino a 100 watt in un ora
Effettivamente tutto questo appare come uno spreco, e se penso che pedalando lentamente con la mia bici da città riesco ad accendere il fanale con il supporto di una dinamo, allora chissà cosa si riesce a fare raccogliendo gli sforzi di una lezione di spinning (e penso a una masterclass di spinning seguita da mille partecipanti, dove io ero tra loro).
Affrontiamo allora il nodo principale. Quanti watt si possono generare pedalando? Purtroppo pochi, altrimenti l’uso della bike l’avrebbero già inserita nelle fonti di energia alternativa. Pedalando fortissimo, entro limiti umani (qualche decina di minuti) si possono produrre circa 100 watt. Per avere una idea con 100 watt si fa funzionare una piccola TV, un computer, due impianti stereo e di accendono quattro lampade da 25 watt. Il tutto finché si pedala. Non è molto, in effetti.
Immaginate una palestra che abbia 40 macchinari cardio (il sistema può eventualmente essere applicato a tutte le tipologie di attrezzi che prevedono un movimento ciclico) collegati a un generatore: tali macchinari se usati simultaneamente potrebbero illuminare una club medio, ma se non vengono usati tutti insieme, allora si rimane al buio.
Ma tra i tanti che hanno pensato all’opportunità di produrre energia da una cyclette, una azienda ha messo in pratica l’idea, la Green Microgym, americana, che ha deciso di sfruttare il movimento delle bike per contribuire alla spesa elettrica, senza pensare di affidarsi completamente all’uso delle gambe dei clienti. Quindi l’energia ricavata serve ad abbassare il consumo dalla rete elettrica.
La Green Microgym ha già applicato il sistema in un club di Hong Kong, il California Fitness Club, senza grossi risultati, in verità. Ma la strada è comunque stata tracciata.
Un personal trainer di Portland – Adam Boesel - ha recentemente usato il Green Microgym nel proprio club, applicando delle semplici dinamo alle attrezzature cardiofitness per far accendere le luci.
Il sistema va ovviamente posto in un contesto di eco sostenibilità che include anche altri aspetti.
Si aspettano ora aziende che, in questo periodo di sensibilizzazione ecologista, producano attrezzi che possano immagazzinare in modo funzionale tutte le energie disperse per l’allenamento.
le cyclette del Crowne Plaza Tower
Intanto, ci si accontenti di questa iniziativa: l'hotel di lusso Crowne Plaza Towers di Copenhagen offre ai propri clienti la possibilità di pedalare su una cyclette in grado di generare elettricità, producendo almeno 10 Wh di energia, in cambio di un pasto da 200 corone, pari a circa 27 euro. La potenza viene calcolata grazie a un iPhone sistemato sul manubrio.

domenica 5 giugno 2011

Escherichia Coli e soia

La contaminazione del batterio Escherichia Coli garantisce un bel daffare alla stampa. Così i livelli di preoccupazione vengono mantenuti sempre al di sopra della soglia reale. Per dire: si dipinge - come al solito - la diffusione di un batterio nocivo come la peste del secolo.
E' notizia di oggi che la E. coli si annida nei germi di soia.
Così i cetrioli spagnoli sono innocenti e qualcuno ha creato un po' di spavento senza avere certezze.
Aspettiamo ora che si sviluppino le prove contro questo nuovo colpevole, la soia, che sembra avere già causato una epidemia in Asia, qualche anno fa, simile a quella attuale. E sottolineo il "sembra". 
C'è da dire che non c'è stato alcun caso di E. coli in Italia, e quello del turista di Merano è stato un clamoroso falso allarme. Ce ne saranno altri, probabilmente, perchè la notizia di un contaminato fa troppo gola ai media.
L'azienda accusata di distribuire soia alla E. coli è a Uelzen, una città della Bassa Sassonia. Sarà colpa della soia transgenica? Bah, staremo a vedere. Quello che si sa è che da molto tempo associazioni ecologiste - WWF compreso - stanno monitorando l'eccesso di coltivazioni di soia, dove la coltura estensiva è associata all'uso di pesticidi e i pesticidi possono essere responsabili dello sviluppo di un superbatterio.

un piatto di germogli di soia

Termino con la solita raccomandazione: lavatevi spesso le mani per evitare la trasmissione dei batteri fecali. Per quanto tempo? Il tempo di cantare dentro di voi per due volte "tanti auguri a te...". Vi farete anche compagnia...