giovedì 16 giugno 2011

Escherichia Coli e hamburger


L’Escherichia Coli ha colpito ancora. Questa volta sotto forma di hamburger. Nessun allarmismo per carità, perché magari si scopre che non era E Coli ma un altro tipo di tossiffezione. Una certezza però: le carni degli animali cresciuti negli allevamenti intensivi non sono affatto sane, e non per colpa dell’animale ma dell’uomo. Non è escluso quindi che trasmettano il batterio più famoso delle ultime settimane.


Ma tracciamo un breve profilo del batterio E Coli, del quale si sa che abita nell’intestino degli animali (ma anche dell’uomo) e che praticamente tutti i suoi 171 sierotipi (che vorrebbe dire le sottospecie) non sono letali.
A parte il 104, quello trovato un po’ qua e un po’ là, dai cetrioli ai germogli di soia. Il problema, si intuisce ormai bene, risiede nel fatto che la E Coli può trovarsi nelle carni e negli escrementi e di conseguenza in tutti i posti in cui finiscono gli escrementi, che non sono pochi, comprese le piantagioni.
Il ceppo tedesco, quello incriminato, è stato studiato dagli scienziati cinesi del Genomics Institute di Pechino, i quali affermano che <la variante è nuova, estremamente contagiosa e tossica> e con geni che la rendono <resistente ad alcune classi di antibiotici>.
Il Centro Europeo di Prevenzione delle Malattie (il ECDC, di Stoccolma) ha confermato che si tratta di un ceppo raro di batterio, che tecnicamente è classificato come: 0104:H4, Stx2-positive, eae-negativo, hly-negativo, ESBL, aat, aggR, aap.
Le cause della contaminazione sono ancora allo studio, quindi niente psicosi e false notizie. Si sa solo che fino ad oggi solo una donna coreana, nel 2005, riportava gli stessi sintomi di E Coli, che è comunque un ceppo altamente tossico e infettivo. Termino con le solite raccomandazioni: lavarsi le mani ripetutamente, cuocere bene la carne (anzi, se non ne mangiate affatto è ancora meglio per la vostra salute) e bollire le verdure.

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